Negli Stati Uniti si è da poco tenuto il terzo e ultimo dibattito televisivo tra i due candidati alla Presidenza, ma nella battaglia tra Hilary Clinton e Donald Trump deve giocarsi ancora l’ultimo tempo. Una volta finiti i confronti pubblici e a due settimane dalle elezioni, entrambi i candidati hanno adesso bisogno di spingere l’acceleratore, ognuno a modo suo.

Al di là dei botta e risposta sui giornali e a livello di materiale mediatico prodotto, Hillary Clinton e il suo staff, sempre in pieno stile democrats, continuano a scandire le tappe tramite brevi video che combinano il racconto della vision della candidata con attacchi più o meno espliciti a Donald Trump.

A tal proposito, due degli ultimi spot sono particolarmente emblematici di questo stile.

Il primo, pubblicato la settimana scorsa sull’account Twitter della candidata dem, ha chiamato a raccolta diversi “bulli” del cinema americano per rinforzare l’immagine negativa di Trump. Nella clip, i frammenti cinematografici (che spaziano da Ritorno al futuro a Mean Girls passando per altre pellicole appartenenti alla cultura pop americana), si alternano alle immagini del candidato repubblicano, catturato in atteggiamenti irrispettosi nei confronti dei più deboli, sottolineando la somiglianza tra gli antagonisti del cinema e il miliardario americano.

Se in quell’occasione le critiche sono state leggermente smorzate dalle clip cinematografiche, lo spot uscito il 23 ottobre è un chiaro messaggio rivolto alla comunità musulmana americana.

Protagonisti del video sono Khizr Khan e il figlio defunto, un ex soldato americano di religione musulmana caduto in Iraq all’età di 27 anni. La storia racconta del sacrificio del giovane capitano che salvò la vita a un intero plotone. A raccontarla, con la voce rotta dalla commozione e le lacrime agli occhi, è proprio il padre.

L’impatto emotivo è massimo. Le inquadrature sono strette e si focalizzano su chiari simboli dell’appartenenza americana: la divisa militare, le medaglie al merito, le mani del padre che stringono al petto la bandiera a stelle e strisce, le foto del capitano Khan mentre presta giuramento. La voce del padre accompagna le immagini narrando la storia del figlio, con una musica di sottofondo lenta e toccante. Tutti questi elementi servono a creare nello spettatore un senso di appartenenza, solidarietà ed empatia con i protagonisti.

Solo al termine della storia, viene rivelata la religione della famiglia. È lo spartiacque del video che apre a un chiaro, finale, attacco a Donald Trump. Senza fronzoli, il padre si rivolge direttamente al candidato: “Vorrei chiedere a Donald Trump: ci sarebbe un posto per mio figlio nella tua America?”. La risposta, al netto delle dichiarazioni del candidato repubblicano rivolte alle minoranze etniche durante tutta la campagna elettorale, è ovviamente scontata.

Dietro le parole semplici e dirette di Khiz Khan, Hilary Clinton vuole ricordare ai cittadini americani che a causa di tutti gli scandali che stanno circondando Donald Trump nella sua corsa alla Casa Bianca, si rischia di dimenticare un punto drammatico del programma politico trumpiano, ovvero l’esclusione degli americani islamici dagli Stati Uniti.

Non è la prima volta che Khiz Khan si rivolge direttamente a Donald Trump: successe anche la scorsa estate durante un comizio dem, quando lo stesso Khan condannò la retorica anti-Islam del repubblicano. Già all’epoca, Khan invitò esplicitamente la comunità musulmana a votare Clinton.

Trasmettere un messaggio politico lasciando parlare una persona comune poteva sembrare una mossa facile, ma non scontata. C’è inoltre da aggiungere che il pathos del messaggio acquisisce ulteriore importanza perché, per la prima volta, un americano musulmano è protagonista di uno spot elettorale di una campagna presidenziale. Hilary Clinton si pone dunque in netto contrasto con i musulmani degli spot del candidato repubblicano, rappresentati esclusivamente come terroristi islamici e nemici assoluti dell’America.