Vi siete mai chiesti quali sono i tratti salienti di un politico vincente? Qual è il carattere più adatto a trasformare un potenziale candidato in un leader di successo? Se lo è chiesto David Rosen, fondatore di First Person Politics, che ha recentemente pubblicato una ricerca sul tema. Nell’analisi, alcuni studiosi di psicologia politica hanno individuato sei tratti caratteriali prevalenti e tipici nel mondo delle pubbliche relazioni e della politica, ecco i risultati.

IL NARCISISTA

Il narcisismo è una componente presente nella maggior parte dei politici. Dopo tutto, sarebbe difficile sostenere il peso di una candidatura o pensare di essere le persone giuste per governare senza avere una salda fiducia in sé stessi. Il problema si pone quando l’autostima si trasforma appunto in narcisismo. I tratti tipici sono una necessità di apparire che spesso e volentieri degenera nell’egocentrismo, così come una tendenza a trovare sempre un capro espiatorio per i proprio errori. I narcisisti sono spesso e volentieri ingannevoli e opportunisti, richiedendo a collaboratori e colleghi una lealtà che raramente contraccambieranno. Non prendono sempre le decisioni migliori, ma il loro carisma li rende leader. Esempi: Bill Clinton e Ronald Reagan

IL PARANOICO

Sospettosi e riservati, le personalità paranoiche intravedono inganni e secondi fini anche nelle cose più ordinarie, respingendo spesso e volentieri qualsiasi evidenza in grado di smentire le loro intuizioni cospirative. Dubitano della lealtà di chiunque, anche dei loro più stretti collaboratori. Secondo gli studi, questo tipo di personalità si sedimenta a causa di un forte complesso di inferiorità, spesso abbinato a rabbia e risentimento. Esempi: Richard Nixon e Joseph McCarthy

L’AUTORITARIO

Questo tipo di personalità altro non è che la quintessenza del classismo. Adulatori con i più forti, competitivi coi propri pari e dispotici con i subordinati, questi profili credono profondamente alla ragione del più forte e non conoscono il termine “indulgenza” quando si tratta di farsi strada verso il proprio obiettivo. Tendono a essere conservatori al limite del reazionarismo e la loro predisposizione al confronto con posizioni differenti è scarsa e spesso distorta da pregiudizi. Esempi: Dick Cheney, John McCain e Bill O’Reilly.

IL MACHIAVELLIANO

Maestri della manipolazione, questi profili studiano e mettono alla prova chiunque sia nei loro paraggi, cercando di capire i loro interessi e di scovare punti deboli da sfruttare a proprio vantaggio, sia personale che politico. In una partita di scacchi, il machiavelliano sarebbe un giocatore più concentrato sulla singola mossa che sulle successive conseguenze. Freddi e calcolatori, difficilmente si fermeranno davanti a questioni morali o etiche. Per loro vincere è tutto, il resto è negoziabile. Esempi: Karl Rove, Rahm Emanuel.

L’OSSESSIVO COMPULSIVO

Grandi lavoratori, con una forte componente morale ed etica alla base delle loro azioni, si contraddistinguono per una cura maniacale di qualsiasi dettaglio. Spesso e volentieri nelle biografie di questi personaggi sono le competenze professionali a mettere in secondo piano la loro personalità. Per questo, se da un lato pignoleria e capacità di gestire situazioni complesse fanno degli ossessivi compulsivi degli ottimi amministratori, dall’altro la mancanza di personalità si riflette in una leadership debole, messa a dura prova soprattutto in quelle situazioni di crisi che necessitano di decisioni e prese di posizione veloci al netto di informazioni spesso ambigue o limitate. Esempi: Hillary Clinton, G.W. Bush.

IL TOTALITARIO

Fortunatamente, queste personalità sono estremamente rare nel mondo della politica. Un profilo totalitario esige assoluta sottomissione dai propri subordinati e al tempo stesso è profondamente convinto dell’infallibilità delle sue intuizioni e idee. I totalitari detengono e gestiscono il potere grazie a una combinazione di forza, terrore e crudeltà sia verso i propri sostenitori che detrattori. I tratti distintivi di questo profilo sono il fanatismo, il culto della personalità e il rifiuto di qualsiasi fatto o posizione in grado di metterne in discussione gli obiettivi. Esempi: Adolf Hitler, Kim Jong-il