“Gli scacchi sono un gioco nella loro forma, un’arte nel loro contenuto e una scienza per la difficoltà di padroneggiarli”.
– T.V. Petrosjan –
Gioco posizionale, capacità di leggere in anticipo le mosse degli avversari, approccio logico, pragmatico e scientifico. In una sola parola: difesa. O se preferite, crisis management. Se fosse stato un consulente politico anziché uno degli scacchisti più forti di sempre, Tigran Vartanovich Petrosjan sarebbe senza dubbio divenuto uno dei migliori esperti nella gestione di situazioni di crisi.
Petrosjan nasce nel 1929 a Tblisi in Georgia, da genitori armeni. Fin da piccolo nutre due grandi passioni: lo studio e gli scacchi, ai quali si avvicina già all’età di 8 anni.
Per Petrosjan gli scacchi non saranno solo un passatempo, ma un vero e proprio strumento di redenzione e riscatto da una vita difficile fin dall’adolescenza. Rimasto orfano durante la Seconda Guerra Mondiale, è costretto a lavorare come spazzino per sopravvivere. È durante questo periodo che anche a causa di un fisico gracile sottoposto a sforzi eccessivi, sviluppa una forma di sordità che si porterà dietro per tutta la vita.
Nonostante i tanti sacrifici, i pochi soldi che riesce a mettere da parte decide di spenderli per comprare due libri che lui stesso a posteriori definirà come i due testi che maggiormente hanno plasmato il suo stile di gioco: Chess Praxis del Gran Maestro norvegese Aron Nimzowitsch e The Art of Sacrifice in Chess di Rudolf Spielmann.
A 12 anni inizia a frequentare il Palazzo dei Pionieri di Tblisi sotto gli insegnamenti di Archil Ebralidze, un convinto sostenitore di un approccio scientifico e logico, avulso da tattiche aggressive e mosse azzardate. È così che nasce lo stile di gioco “super-posizionalista” di Petrosjan che gli varrà il soprannome di “Iron Tigran” per la solidità delle sue giocate.
Dopo solo un anno di lezioni, Petrosjan sfida e batte il Gran Maestro Salo Flohr e nel 1946 si aggiudica il campionato armeno. È il preludio alla sua nomina a Gran Maestro nel 1947 e al successivo trasferimento nel 1949 a Mosca. Nella patria degli scacchi si confronta con un ambiente più stimolante e competitivo. In questi anni Petrosjan affinerà il suo stile di gioco e la sua carriera prenderà il volo.
Dopo molti successi, nel 1963 vince il Torneo dei Candidati, guadagnandosi il diritto di sfidare l’allora campione del mondo Michail Botvinnik. Petrosjan preparerà accuratamente il match non solo dal punto di vista teorico e mentale, ma anche allenando il proprio fisico, convinto dell’importanza della tenuta fisica nel corso di un confronto lungo ed estenuante. Vincerà 12,5 a 9,5 laureandosi campione del mondo e difenderà il titolo fino al 1969, quando verrà sconfitto da Spassky che lo aveva già sfidato, perdendo, nel 1966.
La sua ultima grande partita la giocherà nel 1981 al torneo di Tilburg, sconfiggendo il giovane astro nascente Garry Kasparov.
Nel corso degli anni, il suo stile di gioco poco spettacolare fu giudicato da alcuni troppo arido, benché tecnicamente ineccepibile. Per questo fu un campione unico nel suo genere, ma non particolarmente amato. Gli avversari di Petrosjan subivano il suo stile paziente e attendista, con il quale un’unica mossa avventata era sufficiente per compromettere l’intera partita. Parlando di Petrosjan, il campione americano Bobby Fischer sottolineò le sue innate capacità di lettura del gioco dicendo: “Sa fiutare una minaccia con venti mosse d’anticipo”.
Morì a Mosca nel 1984, lasciando al mondo degli scacchi una grande eredità e a noi di g/Strategy un modus operandi sul quale strutturare i servizi per i nostri clienti: strategia, conoscenza, professionalità. Senza lasciare niente al caso. Per questo, come Tigran Petrosjan, abbiamo un piano. Sempre.