Grillo odia i giornali. Grillo scrive al Corriere della Sera. Cioè ad un giornale.  E qui c’è la prima piccola notizia.

Il leader 5stelle sceglie l’odiato nemico per affidare qualche confusa riga di difesa di quello sta succedendo al M5S in questi giorni. 

Esce dal recinto dorato del suo blog per andare direttamente in territorio ostile. E qui c’è la seconda piccola notizia. Cosa ha spinto l’ex comico a lasciare il calore dei suoi web osannatori o della folla delle sue piazze per affrontare il mare aperto dell’informazione mainstream? Non è la prima volta: nel maggio del 2014 fu ospite di un pimpante Vespa che lo incalzò con inedito vigore per tutta la puntata. di quella partecipazione ricordiamo un Grillo piuttosto a disagio in un formato che prevede il contraddittorio. 

La lettera al Corriere, dal punto di vista tecnico, di fatto rappresenta un passo indietro. Non un’ intervista ma una lettera, ovvero una comunicazione unidirezionale. Io parlo, tu ascolti (o meglio, leggi). Qui c’è la terza piccola notizia, che smorza un po’ la novità dell’uscita grillina. Di fatto cambia la piattaforma (novità) rimane uguale la dinamica di fruizione (non novità), unidirezionale e senza diritto di replica. Con buona pace degli ideatori della teoria ipodermica.

La sostanza della lettera è sempre la stessa: gli altri sono peggio di noi. C’è però una differenza sostanziale, e qui c’è una vera notizia, la prima, di fatto. Grillo per la prima volta gioca apertamente in difesa. Al “gli altri sono peggio di noi” aggiunge un elemento che finora non era mai esistito nella sua narrazione, ovvero un giudizio di valore sul “noi”: non siamo perfetti.

Di fronte alle vicende romane, che vengono dopo quelle di Parma, Livorno, Quarto, Bacoli ecc. è chiaro che lo schema “li mandiamo tutti in galera” non può reggere da solo. Grillo deve dire qualcosa sui suoi, non può più far finta di niente.

Di fatto, e qui c’è la quarta piccola notizia, Grillo interviene su quanto sta accadendo a Roma senza dire niente di quanto sta accadendo a Roma. Nel miglior politichese da manuale la prende larga, non spiega, non chiarisce, non dice niente di quello che è successo e di quello che succederà. Per farlo il solito asse onesto-disonesto non può essere usato quindi introduce un nuovo asse semantico, perfetto-imperfetto. Dove nel perfetto fa rientrare, con livorosa ironia i Verdini, quelli di prima, i politicanti, i pantaloni. Negli imperfetti rientrano le persone normali, i suoi, che appunto non saranno perfetti, ma se i perfetti sono quelli là, allora meglio questi.

Un passaggio interessante è quello sull’uomo forte. Grillo, il cui nome campeggia fin dalla prima ora sul simbolo del movimento a garanzia di centinaia di perfetti sconosciuti che chiedevano di essere votati, proporrebbe addirittura un referendum sulla dittatura.

Grillo, leader, voce e mattatore del partito con la struttura organizzativa più autoritaria che ci sia. Grillo che ha stilato regole, quelle del M5S,che vengono al di sopra delle leggi dello Stato (vedasi la nomina di De Dominis, prima che si sapesse che era sotto inchiesta).

Grillo che decide per un intera comunità che le Olimpiadi a Roma non si faranno.

Grillo, quello nemico dei frustrati che cercano l’uomo forte. Non fa una piega.

Un inciso merita lo stile della lettera. Confuso, criptico, in certi passi al limite della lingua italiana. Grillo, o chi per lui, finora si è dimostrato un’ottima penna. Pungente, ironico, chiaro, comprensibile. Possibile che non si sia reso conto che la lettera che sarebbe finita su uno dei più importanti quotidiani italiani era a tratti zoppicante? Che abbiano inviato la versione sbagliata? Che non abbiano fatto una revisione prima dell’invio?

Qualcosa non torna.

E infatti serpeggia un minuscolo dubbio: e se questa lettera così imperfetta non fosse altro che una geniale, meravigliosa, perfetta supercazzola?