Siamo stati a seguire la convention di Stefano Parisi a Milano, intitolata Megawatt, energie per l’Italia. 

Com’è andata?

PROLOGO

Eppur si muove.

La convention, almeno fra gli addetti ai lavori, aveva creato un po’ di aspettativa, non fosse altro che di novità significative il centrodestra italiano ne ha regalate davvero poche ultimamente.

Al netto dei raduni leghisti e di qualche manifestazione liturgica delle altre formazioni minori era il primo segno di vita degno di nota della destra “mainstream” post PDL – Forza Italia.

Hannibal Silvio

Una delle domande principali che ha alimentato l’aspettativa verso la convention era: ma Parisi è appoggiato da Berlusconi oppure no? I retroscena delle settimane precedenti hanno alimentato gossip, sospetti, analogie con altri potenziali leader in pectore tutti, con o senza quid, fatalmente cannibalizzati da Silvio. Basta chiedere a Toti, Fitto, Alfano, Fini.

L’impressione generale  della vigilia era una tendenziale presa di distanza da Parisi di vari esponenti del centrodestra, sia all’interno di Forza Italia (come Brunetta, che gli ha dedicato una puntata del suo rinato Mattinale) fino a Lega, FdI e fittiani.  E’ stato Berlusconi a mandarlo allo sbaraglio per affossarlo e rinsaldare ancora una volta la sua leadership? E’ una mossa morbida di avvicinamento a Forza Italia? E’ la base di un nuovo contenitore in cui invece confluirà FI? Cioè c’è una strategia comune e condivisa dietro o è una fuga in avanti con Berlusconi osservatore consenziente?

Attenzione: Spoiler

Abbiamo assistito dall’inizio alla fine della manifestazione. Dopo 9 ore di interventi, non abbiamo una risposta a nessuno di questi interrogativi.

L’EVENTO

Il format, nessuna Leopolda.

Il format dell’evento è stato decisamente standard. Premesso che è piuttosto difficile inventarsi qualcosa di veramente innovativo nell’ambito degli eventi politici (dove è bastato cronometrare i tempi di intervento e insediare qualche tavolo di lavoro per sparigliare le carte) probabilmente un minimo sforzo creativo nella strutturazione del format avrebbe aiutato anche la notiziabilità dell’evento.

Invece dopo il saluto di Parisi una sfilza di interventi, intervallati da qualche video e da una tavola rotonda fra direttori di giornale. Come una qualsiasi convention di partito.

Sul fronte dei contenuti poche proposte concrete, molte posizioni di principio, nessuna ricetta reale per il paese.

Un format del genere per reggere ha bisogno di relatori “pesanti”, altrimenti diventa una passerella monotona e soporifera.

L’impressione è che alla base vi sia stata una scelta strategica orientata non tanto ad un approfondimento sui contenuti ma al coinvolgimento diretto dei rappresentanti di specifici mondi “appetibili” sul piano elettorale. Nomi non di grido magari, ma rappresentativi di pezzi di elettorato strutturato.

Nel complesso poteva stare tutto tranquillamente in una mezza giornata.

Il format grafico, un sommergibile giallo?

Interessante la scelta del giallo, mutuata dalla campagna elettorale, un colore ancora  semi-vergine da connotazioni politiche specifiche, seppur utilizzato nel logo del M5S. Non di rottura gli elementi grafici utilizzati, (le lampadine tricolori)  anche se evidentemente legati alla location, situata in via Watt.

Il clima, sobrio. Fin troppo.

In generale è stata una convention senza particolari guizzi. Un po’ il format, un po’ i mondi rappresentati, in generale è stata una manifestazione lontana dai fasti berlusconiani, così come dalle vivaci tifoserie delle feste dell’unità.

Pubblico numeroso, anche se le temute file agli ingressi, per cui gli organizzatori si sono preoccupati di consigliare un arrivo anticipato di almeno un’ora rispetto all’ora di inizio indicata,  non si sono verificate.

Sala piena, non pienissima. Età medio alta, molti professionisti, pochi curiosi.

Il nome, Megawatt – energie per l’Italia, evocava scenari dinamici, frizzanti, briosi. Invece alla fine più ombre che luci.

La spinta cattolica

Se leggera sui contenuti, la convention si è caratterizzata per un approccio valoriale dall’impronta fortemente cattolica. Sia i relatori, sia le posizioni espresse hanno dato indicazioni precise in tal senso, con un approccio, questo si, nuovo rispetto a posizioni più laiche di epoca berlusconiana.

E’ apparso evidente il tentativo di rivolgersi ad un mondo specifico, che oggi fa effettivamente fatica a riconoscersi nell’offerta partitica attuale.

Non a caso, l’intervento che più ha entusiasmato la platea è stato quello di suor Anna Monia Alfieri. Efficace nell’esposizione, forte sui contenuti, perfettamente in target con la platea.

Parisi, il padrone di casa. E il quid?

Ha fatto un buon discorso, non particolarmente caldo, non specificatamente orientato a proposte programmatiche innovative ma equilibrato. Uno dei termini più usati è stato“verità”, mentre per il resto ha usato categorie semantiche classiche di una platea moderata.

Sa tenere il palco e nel complesso ha fatto pesare il suo essere padrone di casa intervenendo più volte, sul palco, per richiamare il pubblico al silenzio, pratica piuttosto inusuale in manifestazioni del genere.

Ha un profilo interessante Parisi, perché attualmente unico sullo scenario politico italiano, caratterizzato da leader e movimenti dai toni estremi o in qualche modo esuberanti. Dagli eccessi grillini a quelli leghisti, allo stile scoppiettante renziano, venerdì e sabato abbiamo assistito ad un aspirante leader che ha proposto uno schema differente. Competente, chiaro, ma equilibrato, senza troppi fronzoli o metafore stratosferiche, proprio per questo pericolosamente in bilico sul precipizio del banale o del noioso.

Finora Parisi si era misurato sullo scenario milanese, e le sue caratteristiche erano state valutate per lo più in antitesi al suo sfidante alle comunali del capoluogo lombardo. Adesso che si affaccia sullo scenario nazionale il suo modello di leadership, a prescindere dagli sviluppi che seguiranno Megawatt, è da tenere d’occhio per via delle caratteristiche uniche, non sappiamo ancora se vincenti, che ha mostrato.

EPILOGO

Non è stato un evento memorabile. Anzi, per certi versi sotto le aspettative.

Nessuno dei grandi nodi della vigilia è stato sciolto nel rapporto con Forza Italia e soprattuto con Berlusconi, che ha già mostrato qualche perplessità sullo svolgimento della convention.

Ed è probabilmente questa la grande sfida che ha davanti Parisi. Se provare a prendersi l’elettorato moderato passando dalla trafila berlusconiana o se tentare di muoversi in mare aperto, anche se già parecchio affollato dalle varie sigle che si muovono nell’ambito del centrodestra.

Un elettorato che di per sé va ricostruito da zero, ricomposto dopo essere andato in frantumi tra tentazioni grilline e adesioni massive al partito del non voto.

Un popolo che forse chiede un nuovo leader,  moderato ma dalla schiena dritta, libera dal giogo che Berlusconi ha messo sul collo di chi ha provato a succedergli.

Può essere Parisi questo leader?

Staremo a vedere.