“Grazie per il tempo dedicato alla segnalazione di un contenuto che secondo te potrebbe non rispettare i nostri standard della comunità. Le segnalazioni come la tua sono fondamentali per rendere Facebook sicuro e accogliente”. Dietro questa risposta, apparentemente semplice e burocratica, si celano i nuovi regolatori del Web 2.0: giovani esperti – responsabili della content policy delle big companies della Rete – conosciuti ormai come deciders, “coloro che decidono”, le cui scelte stanno diventando sempre più importanti nelle democrazie europee, rendendo Google, Facebook e Twitter i veri regolatori della libertà di espressione, della privacy e del pluralismo delle idee in rete.

Partendo dagli autori e controllori delle content policies delle più importanti piattaforme digitali, nel suo “Deciders. Chi decide sulla rete” (pubblicato nella collana Universitaria della casa editrice napoletana Dante&Descartes), Francesco Marrazzo, dottore di ricerca in Sociologia della comunicazione e dei media e docente a contratto di Marketing e nuovi media presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli, prova a dare un contributo, da un punto di vista sociologico, attento quindi ad un visione di insieme della realtà della Rete, alla discussione sulle evoluzioni sociali e politiche del web 2.0, sulla regolamentazione di Internet, sul ruolo degli Over-the-Top, sulle prospettive di intervento strategico da parte del potere pubblico.

La scelta della prospettiva sociologica consente a Francesco Marrazzo, alla sua prima monografia, ma già autore di diverse pubblicazioni su riviste scientifiche di settore, di analizzare le reali dinamiche insite dietro questioni e temi (su tutti l’odio in rete) spesso affrontati con paure e reticenze dettate dal non perfetta conoscenza e comprensione dei fenomeni, e permette a tutti noi lettori di comprendere come la capacità di una visione strategica possa configurarsi come elemento essenziale per la regolamentazione di un campo (Internet) così dirompente rispetto al passato e per questo ritenuto, a torto o ragione, così irto di ostacoli ed imprevisti.

A partire, rispettivamente, dagli attacchi di odio via social network ad importanti esponenti politici ed istituzionali e dalla recente sentenza della Corte di Giustizia Europea che permette ai singoli cittadini di vedere eliminati dai risultati di una ricerca su Internet notizie e dati non rispondenti al proprio status attuale, l’autore analizza, nei primi due capitoli, il fenomeno dell’hate speech, inteso come nuova forma di politicità in rete, e il tema del diritto all’oblio, con le relative conseguenze sulla costruzione sociale della memoria individuale e collettiva. Entrambi i fenomeni sembrano prefigurare – a parere dell’autore – una nuova funzione dei maggiori operatori Over-The-Top, che si trovano sempre più spesso a dover decidere in maniera autonoma di eliminare, moderare, avvertire i propri utenti (e le loro attività di pubblicazione di post, video, pagine), oppure, nel caso dei motori di ricerca, a dover modificare gli algoritmi che producono i risultati di una query dell’utente.

Nel terzo capitolo, viene analizzato, anche alla luce di recenti casi di cronaca, il ruolo degli intermediari della rete, con particolare riferimento alla dialettica tra algoritmi e componente umana nella gestione dei fenomeni dell’hate speech e del diritto all’oblio.

Nel quarto e ultimo capitolo, quindi, l’autore analizza il possibile ruolo del potere pubblico, ed in particolare delle autorità preposte alla regolamentazione, al controllo e alla vigilanza sui temi della Rete, su questi nuovi aspetti, lanciando però, nelle conclusioni, una riflessione finale, dagli interessanti sviluppi e dalle incerte prospettive, sul rinnovato ruolo che i mass media tradizionali (a partire dal servizio pubblico televisivo) potranno assumere nell’ecosistema digitale caratterizzato dall’avvento dell’Internet delle cose.