“Lo scopo degli scacchi è portare il proprio avversario dentro una fitta foresta oscura, dove due più due fa cinque. E la strada per uscirne è larga abbastanza solo per una persona”.

Mikhail Tal –

Se nel primo articolo abbiamo raccontato la storia di Tigran Petrosjan e del suo stile difensivo, oggi vogliamo parlarvi di colui che, più di ogni altro, ha incarnato l’archetipo del giocatore di attacco: Mikhail Tal, meglio conosciuto come “Misha” o “Il mago di Riga”, è stato uno dei campioni più amati della storia degli scacchi. Il suo stile di gioco spettacolare e aggressivo ha reso Tal protagonista di alcuni tra i match più emozionanti ed esaltanti mai giocati sulla scacchiera.

Tal nasce l’11 Novembre 1936 a Riga, in Lettonia. Nella vita, come nel suo stile di gioco, sembra essere fatto per giocare d’attacco e bruciare ogni tappa: impara a leggere a 3 anni e a 15 inizia a frequentare l’università. Nel frattempo, si appassiona agli scacchi dopo aver visto giocare una partita nella sala d’attesa dello studio medico del padre e nel 1949 inizia la sua formazione sotto la guida del campione Alexander Koblencs. Il destino vorrà che quattro anni dopo, Tal si aggiudichi il campionato lettone sconfiggendo in finale proprio il suo maestro.

Ma il cammino del “Mago” è appena iniziato: nel 1957, a soli 20 anni, si laurea campione dell’Unione Sovietica, diventando il più giovane giocatore ad aver vinto il titolo e ricevendo in via del tutto straordinaria la nomina di Gran Maestro.

Frantumerà l’ennesimo record 3 anni dopo, quando sconfigge a Mosca il campione del mondo in carica, M. Botvinnik, diventando a 23 anni il più giovane campione mondiale nella storia degli scacchi moderni. Solo un giocatore del calibro di Kasparov, alcuni decenni dopo, sarà in grado di migliorare la performance di Tal, laureandosi campione all’età di 22.

Una carriera strepitosa, folgorante, intensa proprio come le partite che Mikhail era abituato a giocare contro i suoi avversari. Uno stile che però non sarà supportato dal suo fisico. Cagionevole di salute, i suoi risultati, soprattutto a partire dalla metà degli anni ’60, saranno spesso condizionati da problemi fisici e ricoveri in ospedale legati a disfunzioni renali. Tant’è che già nel 1961 non riuscirà a difendere il titolo di campione mondiale nel match di rivincita con Botvinnik a causa di una forte debilitazione fisica.

Nonostante ciò, Tal continua a rendersi protagonista di imprese ancora oggi ineguagliate: tra il 1973 e il 1974 gioca ben 95 match consecutivi senza subire sconfitte, un record tutt’ora imbattuto. Inoltre, resta uno dei pochissimi giocatori a poter vantare uno score positivo contro il campione statunitense Bobby Fischer, che sconfisse con un secco 4-0 al torneo dei candidati del 1959 in Jugoslavia. La sua ultima, grande vittoria è datata 1988, quando ottenne uno stupefacente primo piazzamento al campionato mondiale di blitz a Saint John davanti a simulacri del calibro di Karpov, Kasparov e Vaganian.

Morì precocemente all’età di 55 anni, tra la costernazione dei colleghi professionisti e dei tanti appassionati ai quali aveva regalato match che sarebbero passati alla storia.

L’interpretazione degli scacchi di Tal è stata ritenuta da molti come la più spettacolare e bella dal punto di vista estetico e della finezza di pensiero. Le mosse che per molti potevano sembrare improvvisazioni erano in realtà frutto di un’abilità e velocità di calcolo senza eguali. Tal non era solo imprevedibile, amava complicare il gioco assumendo posizioni sulla scacchiera a dir poco borderline e di difficile interpretazione per i suoi avversari. Puntava sempre a mantenere l’iniziativa estremizzando i principi dello stile combinativo: i pezzi di cui disponeva altro non erano che piccoli kamikaze per frantumare e disperdere le difese nemiche. Anche i giocatori più esperti faticavano a mitigare e contenere le molteplici minacce che “Misha” riusciva a produrre.

Dovessimo descriverlo con un’espressione del nostro settore, probabilmente quella più adatta sarebbe “dettare l’agenda”. Ma Tal ci ha lasciato ben di più, e cioè la consapevolezza che anche nel mondo della comunicazione non sempre un approccio attendista paga. A volte è necessario giocare d’anticipo ed essere sempre una mossa avanti ai propri competitor per forzarne le difese. Perché in fin dei conti, l’efficacia di un piano di comunicazione, così come quella di una posizione sulla scacchiera, è questione di tempistica oltre che di sostanza.