In ogni professione così come in ogni sport, esistono punti di riferimento, figure che hanno fanno la storia, veri e propri simulacri ritenuti quasi insormontabili. In questo senso, dovessimo associare la figura dello scacchista per antonomasia, Garry Kasparov, a quella di un maestro della comunicazione politica, certamente questa persona sarebbe Joseph Napolitan.

Una carriera giovanile da prodigio, 15 anni da campione del mondo. Kasparov è ritenuto da una larga fetta di professionisti e appassionati il migliore di sempre. È questo che lo accomuna a Napolitan, con la sola differenza che mentre quest’ultimo fu un pioniere del marketing politico, Kasparov è stato colui che più di altri ha saputo migliorare e perfezionare all’estremo il bagaglio di stili e posizioni lasciato dai suoi precursori.

Nato nel 1963 a Baku, la capitale dell’allora Repubblica sovietica dell’Azerbaijan, Garry inizia a giocare a scacchi grazie al padre. La stoffa del campione si vede fin da subito, tant’è che Botvinnik, nota subito il potenziale del giovane Kasparov vedendolo giocare alla Young Pioneer Palace di Baku e, a soli 10 anni, decide di ammetterlo alla sua scuola, affidandolo agli insegnamenti di Vladimir Makogonov.

Non servirà aspettare molto per veder nascere l’astro di Kasparov: già nel 1976 e nel 1977 vince nettamente i campionati sovietici Junior, una categoria che ben presto si dimostra inadeguata alle sue potenzialità. Così, nel 1978, al giovane scacchista viene concesso in via del tutto eccezionale di confrontarsi con le categorie maggiori al Sokolsky Memorial. È l’appuntamento con la storia: contro ogni pronostico, tra lo stupore generale dei presenti, Kasparov vince il torneo sbaragliando i suoi avversari.

Un anno dopo si aggiudica il Campionato mondiale Juniores, diventando “Gran Maestro” e, dopo aver vinto il torneo Interzonale di Mosca, a 19 anni accede al torneo dei candidati, solo Fischer ha saputo fare di meglio a 15 anni.

Nel 1984, finalmente il mondo degli scacchi può assistere alla sfida che tutti aspettavano tra il campione del mondo in carica, Anatoly Karpov, e il giovane Kasparov. Non solo uno scontro tra due giocatori, ma tra due scuole agli antipodi. Da una parte lo stile attendista e posizionale del campione in carica, dall’altra l’estro e l’innovazione di Kasparov. Il confronto cominciò malissimo per lo sfidante, tant’è che Karpov si portò sul 5-0, a un solo punto dalla vittoria. Stretto all’angolo, Kasparov si convinse di non aver più nulla da perdere e abbandonò ogni timore reverenziale, iniziando così a esprimere un gioco più offensivo e a lui più congeniale. In questo modo, riuscì a riaprire l’incontro portandosi sul 5-3 alla 48esima partita. Fu a quel punto che il Presidente della FIDE, Florencio Campomanes, comunicò la fine del confronto senza alcun vincitore. Campomanes giustificò la scelta facendo appello alle condizioni di salute dei due giocatori, messe a dura prova dalla durata del confronto. Sia Karpov che Kasparov si dissero disponibili a proseguire, ma fu quest’ultimo ad accusare senza mezzi termini il campione in carica di essersi accordato con Campomanes per far sospendere il match una volta fiutato il rischio di perdere.

La resa dei conti arrivò appena un anno dopo, quando i due si incontrarono a Mosca per disputare il confronto con regole più restrittive. Kasparov partì subito bene e, nonostante la resistenza di Karpov, si impose per 5-3 aggiudicandosi il titolo mondiale.

Negli anni a seguire, Garri non ebbe rivali, aggiudicandosi numerosi tornei, ori olimpici e difendendo per due volte il titolo mondiale dal suo acerrimo nemico, Karpov. Intanto, già nel 1986, Kasparov rivela la propria natura di organizzatore e, soprattutto, di leader: poco soddisfatto della FIDE, la federazione scacchistica di riferimento in quel periodo, fonda la Professional Chess Association (PCA).

Storiche le sue sfide contro il supercomputer IBM “Deep Blue”, dove Garri si impose nel 1996 per poi perdere tra le polemiche nella rivincita organizzata l’anno seguente. Alla richiesta del campione di ottenere i tabulati delle partite, l’azienda rispose negativamente: tuttora, resta il sospetto, anzi la quasi certezza, che oltre alla macchina, durante le partite, ci siano stati anche degli aiuti “umani” da parte di uno scacchista professionista, con un aggiornamento costante del sistema.

Nel 2000, perse il titolo mondiale a Londra contro Vladimir Kramnik per 2-0, uscendo sconfitto per la prima volta nella sua carriera senza aver vinto neanche una partita. Dopo essersi aggiudicato nel 2004 il Campionato russo, il 10 Marzo dell’anno successivo annunciò ufficialmente il suo ritiro.

Da quel momento, Kasparov iniziò a dedicare energie all’altra sua grande passione: la politica. Già dopo la caduta dell’Unione Sovietica, lo scacchista contribuì attivamente alla fondazione del Partito Democratico di Russia, per poi supportare nel 1996 la candidatura alla Presidenza di Boris Yeltsin e fondare nel 2007 il Fronte Civile Unito, un movimento fortemente opposto a Vladimir Putin. Una partita che Kasparov non vincerà, ma che, come il suo stile impone, giocherà con impegno e determinazione massimi per dar voce alle sue idee, fino a essere recluso in carcere.

Oggi, Kasparov è oggi un riferimento imprescindibile per le nuove generazioni di scacchisti, basti pensare a Magnus Carlsen, suo allievo e attuale Campione del mondo detto “Il Mozart degli scacchi” per il suo precoce talento, ma anche a Vladimir Kramnik, colui che nel 2000 spodestò da trono proprio il suo maestro, al quale Kasparov insegnò alcune delle sue migliori combinazioni.

Ma non solo. Kasparov è ormai un vero e proprio brand: un’icona della pubblicità, autore di libri che spaziano dalla politica alle autobiografie, passando ovviamente dalla teoria scacchistica. Non è raro vederlo ospite di trasmissioni televisive o leggere le sue interviste su quotidiani prestigiosi. In un certo senso, uno scacchista “atipico” nel modo di mostrarsi al pubblico.

Ma più di ogni altra cosa, Kasparov è riuscito a superare la barriera di uno sport che fino a quel momento restava appannaggio di una platea circoscritta e di nicchia. E lo ha fatto portandosi dietro tutto il bello degli scacchi, contribuendo alla loro spettacolarizzazione (vedi i confronti contro Deep Blue) e a una diffusione verso un pubblico più vasto.

E questo, al di là dei risultati, è il regalo più bello e la vittoria più importante che Garry ha regalato al mondo degli scacchi.