Gli inglesi, come noi meridionali, su certe faccende non accettano facilmente compromessi.

Così, vestiti verdi improponibili diventano distillati di eleganza solo perché indossati dalla sacra Regina Madre, ugualmente quell’indipendenza rivendicata in ogni respiro britannico diviene il fenomeno popolare più eclatante della storia europea.

Brexit in realtà è di per sé un termine errato, gli inglesi in Europa non ci sono mai entrati e la Regina, che conosce meglio di Cameron l’umore del suo popolo, aveva ben intuito che il risultato del referendum le avrebbe dato ragione.

Solo Tony Blair nella storia della Gran Bretagna è riuscito a far cambiare idea a Elisabetta, e quella lezione è stata il punto cruciale del suo grande regno. Questa volta la Regina ha giocato di fino, lasciando intendere che a lei un’Inghilterra senza Europa non sarebbe dispiaciuta. E il suo popolo le ha regalo la soddisfazione di accontentarla.

L’uscita inglese dall’Europa non è solo un fatto finanziario, ma uno squarcio pesantissimo nel velo di maia di una coscienza collettiva. Se sono usciti loro, allora lo possono fare tutti. È il precedente che nessuno si auspicava, ma che è avvenuto. Non sono e non sarò mai un euroscettico, ma di certo dobbiamo dirlo: siamo stati capaci di riempire l’apparato comunitario dei peggiori mali di ognuno degli stati membri, creando un mostro burocratico che ha fomentato, invece di incenerirlo, il peggiore populismo del mondo occidentale dopo le dittature del primo novecento.

Cosi ora 5 stelle, podemos infuriati, lepeniani dell’ultima ora e austriaci della fobia si metteranno tutti in fila a picconare le fondamenta dell’Unione europea. Bene signori fatevene una ragione, l’Inghilterra è un altro Paese: è una super potenza culturale prima che economica e può fare quello che gli pare, noi no.

Loro hanno determinato usi e costumi di un intero pianeta hanno determinato il linguaggio del nostro tempo. Noi siamo altra cosa, noi siamo il fondamento silente della cultura occidentale, siamo la base su cui si basa il costrutto. Francia, Spagna, Germania e Italia sono il centro  di un mondo antico che se pur sofferente garantisce oggi a tutti noi principi base come la fratellanza, il rispetto delle leggi, l’educazione, la moralità. Non ci sto a sentirmi la solfa dei soloni pronti a dirmi che l’Europa è fallita, perché un cosa è certa: la vera Europa dai tempi dei romani non è stata mai davvero disunita. E quando hanno provato a distruggerla, ha saputo sempre ritrovare la via della grandezza. Succederà anche questa volta, anche senza gli assidui bevitori di the.

Claudio Lo Tufo