L’anno appena conclusosi è stato dominato, in Europa e nel resto del mondo, dalla crisi migratoria, l’allarme terrorismo e molti cambiamenti di rotta politica: la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea come anche la caduta del Governo Renzi, rendono pertanto il 2017 un anno cruciale per la stabilità politica del Vecchio continente.

In questo contesto, l’attuale frammentazione politica di molti paesi europei e l’avanzamento di leader politici dai sentimenti euro-scettici e autoritari dipingono uno scenario internazionale dove continua a crescere il consenso verso movimenti populisti. Per questo motivo gli appuntamenti elettorali che si terranno nel corso dell’anno saranno fondamentali per determinare l’equilibrio europeo.

FRANCIA
Le primarie del centrodestra, che hanno visto sconfitto Sarkozy e vincitore Francois Fillon, hanno evidenziato quella che potrebbe essere la strategia politica dell’area gollista, incentrata sulla combinazione dei capisaldi ideologici conservatori tradizionali e di nuovi argomenti volti a catturare il voto di protesta.

L’ascesa di Fillon, personalità che ha costruito la propria campagna elettorale sulla necessità di ripristinare un dialogo costruttivo con la Russia, la volontà di rivisitare il ruolo francese in sede atlantica ed europea e sul bisogno di costruire un sistema di sicurezza interna più efficace ed efficiente, appare funzionale a un progetto di aumento del bacino elettorale a destra, evidentemente ai danni del Fronte Nazionale di Marine Le Pen, figura che rappresenta la deriva più nazionalista del bacino politico francese.

Il neo-candidato all’Eliseo ha infatti fatto suoi molti dei cavalli di battaglia della Le Pen, alleggerendoli con una retorica più elegante ma non meno diretta e populista.

Su questo sfondo non è escludibile che il partito gollista punti alla pancia del corpo elettorale francese e alla sua volontà di maggiore sicurezza e di ridefinizione dei rapporti con minoranze etniche e religiose.

Per il suo stile moderato e aperto al dialogo, insieme a un programma politico caratterizzato dalla volontà riformista, la vittoria di Fillon potrebbe offrire al panorama europeo una figura con tutte le carte in regola per affrontare temi come l’euro-scetticismo e l’immigrazione senza scadere in quei toni beceri e qualunquisti che sono divenuti tipici di altre forze politiche.

GERMANIA
Nonostante Angela Merkel si confermi come la figura politica di maggiore rilievo all’interno del panorama europeo, l’anno appena trascorso ha visto in Germania la crescita di Alternative fur Deutschland, una forza di opposizione che potrebbe far perdere voti al Cdu, partito di governo.

Fondato nel 2013 con lo scopo di far leva sul crescente sentimento anti-europeista tra l’elettorato tedesco, l’Afd è un partito politico di estrema destra, euro-scettico e conservatore per quanto riguarda temi etici e sociali quali, ad esempio, matrimoni civili, adozioni, aborto e le politiche di genere.

La breve storia politica del partito non dovrebbe consentire ad Afd di raggiungere il numero di voti necessari a governare, ma a fronte dell’attentato avvenuto recentemente a Berlino e alle conseguenti polemiche in merito alle politiche migratorie per le quali viene spesso contestata Merkel, questa ideologia potrebbe rappresentare un voto di protesta in netta opposizione alle scelte del Governo e erodere una percentuale di voti che sarebbero altrimenti andati al Cdu o ai socialdemocratici.

PAESI BASSI
Anche se non sempre sotto i riflettori, l’Olanda rappresenta un tassello importante della scacchiera europea. A marzo sarà il primo Paese chiamato ad affrontare il voto: il consenso legato a Mark Rutte, attuale Primo Ministro e appartenente al Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia, rischia di essere minato dal Partito della Libertà guidato da Geert Wilders.

Forte sostenitore di un’ideologia anti-islamica, anti-europeista e nettamente contrario a politiche migratorie aperte, Wilders rappresenta la destra olandese con maggiore tendenza xenofoba e populista. Nonostante questa linea politica abbia procurato al leader del partito una condanna per istigazione all’odio razziale e alla discriminazione, i sondaggi descrivono una forte crescita del suo consenso.

La vittoria di Wilders in Olanda, inoltre, rappresenterebbe un’inclinazione importante per le relazioni europee: l’ipotetica e parallela vittoria di Marine Le Pen in Francia farebbe avanzare la possibilità di una “Nexit”, ovvero di una fuoriuscita dall’Europa da parte dei Paesi Bassi. A fronte di una linea politica comune, si disegnerebbe un’alleanza tra due paesi molto vicini non solo a livello di confini geografici, ma a quel punto anche ideologici.