Un compendio con i fatti che nel corso del 2016 hanno rappresentato un segno di rottura all’interno dello scenario politico nazionale e internazionale, insieme a qualche consiglio di lettura per approfondire i temi.
17 aprile – Il referendum sulle trivelle non raggiunge il quorum
Al referendum abrogativo che voleva fermare l’attività di estrazione del petrolio fino all’esaurimento del giacimento, hanno votato solo il 32% degli aventi diritto al voto e non è stato raggiunto il quorum.
La norma sulla proroga delle concessioni ai giacimenti attivi rimane in vigore esattamente com’è, ma il referendum ha acquisito inevitabilmente un significato politico, inserendosi come motivo di crisi all’interno del Partito Democratico, già diviso tra gli esponenti favorevoli alla linea di governo del Premier e la cosiddetta minoranza del partito.
Secondo il pensiero di Matteo Renzi, le sole energie rinnovabili non sarebbero state sufficienti, pertanto l’allora Premier si è da subito opposto alla chiusura delle piattaforme italiane. Al contrario, i promotori del Sì, tra i quali alcuni esponenti del PD, del centrodestra e del Movimento 5 Stelle, hanno sfruttato la chiamata alle urne per dimostrare l’esistenza di un ampio schieramento anti-Renzi, nella speranza di demolire la sua leadership e minare la stabilità del Governo.
7 giugno – Hillary Clinton diventa la prima candidata donna alla Presidenza degli Stati Uniti
Durante la Convention democratica di Philadelfia, tenutasi a luglio, l’ex Segretario di Stato di Obama è stata candidata alla presidenza degli Stati Uniti vincendo le primarie contro l’altro candidato democratico Bernie Sanders e dando il via alla sfida col candidato repubblicano Donald Trump.
Gli Stati Uniti quest’anno hanno visto per la prima volta una donna nelle vesti di candidata alle Presidenziali per un partito maggioritario.
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22 giugno – Virginia Raggi viene eletta sindaco di Roma
Al termine di una combattuta campagna elettorale e in seguito alla vittoria al ballottaggio con Roberto Giachetti, il 22 giugno Virginia Raggi, esponente del Movimento 5 Stelle, è stata proclamata Sindaco di Roma.
La vittoria della Raggi a Roma e di Chiara Appendino a Torino rappresentano, in linea con l’aumento del consenso del partito pentastellato, un passo in avanti verso il suo possibile approdo al governo del Paese, segnando un punto di rottura con la politica tradizionale.
Tuttavia, nel corso dell’anno, l’Amministrazione Raggi non ha smesso di suscitare polemiche: dall’avviso di garanzia dell’assessore Muraro e le sue dimissioni, ai recenti blitz della polizia in Campidoglio, l’arresto di Marra e la bocciatura del bilancio del Comune di Roma, i primi sei mesi sono stati caratterizzati da scandali, rivelazioni e sospetti che sembrano tradire l’ideale politico di esasperata legalità e onestà di cui si fanno da sempre portavoce i principali esponenti del partito.
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23 giugno – Brexit: Il Regno Unito vota a favore dell’uscita dal Regno Unito
Attraverso il referendum, i cittadini del Regno Unito sono stati chiamati alle urne per decidere se rimanere o meno all’interno dell’Unione Europea. Il voto si è concluso con il 51,9% dei cittadini inglesi a favore, contro il 48,1% di coloro che hanno votato per rimanere nell’UE.
Il referendum, anche noto come Brexit, ha rappresentato una spaccatura nel dibattito pubblico: per la maggior parte dei degli euroscettici l’uscita dall’Unione Europea significava un maggior controllo dell’immigrazione e di una maggiore libertà nei confronti dell’apparato burocratico europeo. I favorevoli a rimanere nell’Unione Europea prevedevano invece che attraverso la Brexit il Regno Unito avrebbe avuto una minore influenza sullo scenario internazionale, nonché problemi sociali ed economici causati da una decrescita degli investimenti nel Regno Unito.
Sostenuta dal conservatore Boris Johnson e da Nigel Farage, leader del Partito per l’indipendenza del Regno Unito, la vittoria della Brexit ha causato le dimissioni del Primo Ministro David Cameron, che si era invece dichiarato contrario. Al suo posto è stata poi nominata alla guida del Regno Unito Theresa May.
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8 novembre – Donald Trump vince le elezioni e diventa Presidente degli Stati Uniti d’America
A discapito di tutti i sondaggi e premonizioni, Donald Trump – miliardario, imprenditore e personaggio televisivo – ha vinto la corsa alla Casa Bianca battendo la democratica Hillary Clinton.
La vittoria di Trump ha stupito molti, sia per la sua apparente estraneità al mondo della politica, sia per i suoi toni spesso poco politically correct, così come per la sua apparente estraneità al mondo della politica, sia per la forte contrapposizione con la sua avversaria democratica, data già da tempo vincitrice da opinione pubblica e sondaggisti.
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4 dicembre – Alexander Van der Bellen, Partito dei Verdi vince le elezioni presidenziali Austria
Le elezioni presidenziali in Austria hanno visto affrontarsi nel ballottaggio due candidati con due linee politicamente agli estremi: Norbert Hofer, candidato del partito di destra FPO e difensore di una linea conservatrice e populista, e Alexander Van der Bellen, candidato indipendente dei Verdi, ecologista, europeista e promotore di un programma inclusivo in termini di immigrazione.
Dopo la Brexit e la vittoria di Trump, il risultato positivo di Van der Bellen si inserisce come un elemento di rottura all’interno dello scenario politico internazionale e rappresenta una sconfitta di nazionalismo e populismo.
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7 dicembre – Matteo Renzi si dimette da Presidente del Consiglio
Nella notte a cavallo tra il 4 e il 5 dicembre 2016 e in seguito al risultato negativo del referendum costituzionale, Matteo Renzi ha annunciato di rassegnare le proprie dimissioni da Presidente del Consiglio.
La Presidenza Renzi termina dopo un mandato durato quasi tre anni, un percorso iniziato in qualità di “rottamatore” e conclusosi con le sue dimissioni, come era stato annunciato da lui steso dall’inizio della campagna referendaria in caso di vittoria del No.
L’esito del referendum costituzionale ha visto la vittoria del NO con il 59,11 % dei voti, contro il 40,89% dei voti ottenuti dal SI e con un’affluenza alle urne pari al 65,47% del corpo elettorale. Al netto delle valutazioni, una differenza di 20 punti che evidenzia una forte opposizione del popolo italiano nei confronti sia delle modifiche proposte dal referendum e di un cambiamento, sia a livello politico dell’esperienza di governo Renzi.
Tra i motivi principali della sconfitta del Premier e Segretario del Pd, troviamo la personalizzazione del referendum, una fonte di rischio che si è sviluppata costantemente fin dall’inizio della campagna e che è stata consolidata da due errori compiuti da Renzi: sopravvalutare il proprio consenso e sottovalutare lo scontento dei cittadini.
A seguito alle dimissioni di Renzi, il Presidente Sergio Mattarella ha nominato Paolo Gentiloni Primo Ministro, incaricandolo di formare il nuovo governo.