La mobilitazione data-driven per le elezioni amministrative.
Nel 2012 Guillaume Legey, Arthur Miller e Vincent Pons, tre giovani francesi nati tra il 1980 e il 1983, dopo aver studiato nei migliori college della West Coast ed aver preso parte alla campagna elettorale di Obama nel 2008, decidono di tornare in Francia per dare una mano al Partito Socialista nella difficile partita delle elezioni presidenziali. Forti dei loro studi e delle loro esperienze sul campo, i tre “les Bostoniens”, come li chiama oggi la stampa francese, riescono a coinvolgere la tradizionalissima gauche d’Oltrape in un esperimento di mobilitazione su una piccola elezione locale, che sarà poi replicato su larghissima scala in occasione delle presidenziali. In quell’occasione, i tre ragazzi francesi, oggi titolari di una società di consulenza che unisce in unica denominazione i loro cognomi, riescono ad organizzare la più grande mobilitazione mai realizzata prima in Europa, portando una squadra di 80mila volontari, reclutati tramite il web, a bussare a 5 milioni di porte su tutto il territorio nazionale, raggiungendo così quasi il 10% dell’elettorato, e contribuendo in maniera decisiva alla vittoria di Francoise Hollande.

Se il risultato finale della campagna di mobilitazione francese mette in primo piano il contributo del contatto porta a porta, che, secondo successivi studi pubblicati da Legey, Miller e Pons, convince un astensionista su dieci ad andare al voto, risultando così una tecnica più efficace di affissioni, telefonate e volantinaggio, non bisogna però dimenticare il fondamentale ruolo del web.

L’importanza del web come strumento organizzativo non consiste, come molti osservatori hanno pensato, nella sola funzione di piattaforma di confronto e scambio di informazioni tra volontari e tra volontari e staff della campagna elettorale. Tramite il web diventa infatti possibile acquisire una vasta mole di dati su abitudini e attitudini (elettorali, di consumo, socio-culturali, ecc.) dell’elettorato, analizzarli, identificare micro-cluster di elettori tra loro omogeni (micro-target) e confezionare messaggi di comunicazione estremamente mirati. La nuova frontiera della mobilitazione elettorale data-driven, che affianca al porta-a-porta e al contatto diretto dei volontari, sofisticati strumenti di big data analytics e figure professionali estremamente specializzate, dopo le origini statunitensi e l’implementazione francese, è arrivata, in occasione dell’ultima tornata di elezioni comunali (le più adatte per sperimentare questa nuova modalità di campaigning), anche in Italia.

Nelle analisi che Christopher Cepernich, sociologo dei media e dei fenomeni politici presso l’Università di Torino, conduce sulla campagna elettorale per Virginio Brivio Sindaco alle amministrative 2015 nella Città di Lecco, questa nuova forma di mobilitazione entra a pieno titolo in una campagna, ormai sempre più concepita, in ottica di professionalizzazione e specializzazione, come “un processo complesso che richiede un agire razionale e strategico”, con modalità operative strutturate e rigidamente codificate: dalla raccolta dei dati alla “chiamata al voto” (GOTV: Get Out to Vote), passando per l’analisi e gestione dei dati tramite specifici software, la mappatura del territorio, e l’assegnazione di competenze specifiche e obiettivi realistici a tutti i volontari.

I nuovi metodi di mobilitazione – avvisa però il sociologo torinese – sono applicabili in modo efficiente – e perciò efficace – solo con una programmazione di 6-8 mesi di anticipo sulla scadenza elettorale. La campagna elettorale per le amministrative di maggio 2016 inizia ad essere davvero vicina!

Francesco Marrazzo

francesco.marrazzo2@unina.it