Has Fidanken sarà lo slogan di Forza Italia alle prossime europee?
L’ipotesi potrebbe anche concretizzarsi, qualora fosse confermata la strategia elettorale con cui Berlusconi sembra voler affrontare la sfida del prossimo 25 maggio: puntare su cani e gatti per suscitare il consenso di quei 10 milioni di italiani che hanno un animale da compagnia in casa.
Detta così ha tutte le sembianze dell’ultimo delirio di un uomo politico ormai fuori dalla grazia di Dio.
Eppure, a ben vedere, di delirante potrebbe esserci ben poco.
Quella che si avvicina è l’ennesima campagna elettorale a cui Berlusconi parteciperà ed egli sa che, dopo vent’anni sulla breccia il rischio di arrivare sfibrato, in deficit di credibilità, da perdente, insomma, è praticamente realtà.
L’unica possibilità di sopravvivenza, dunque, è rinnovare profondamente la propria narrazione politica, cercando spazi non presidiati da nuovi e più prestanti competitors o su cui egli stesso non ha già perso credibilità dopo anni e anni al potere. Sparigliare le carte, in sintesi, spostando l’asse su un terreno su cui nessuno si sognerebbe di mettere piede. Eccetto Berlusconi.
Ma perché gli animali?
Da un punto di vista prettamente tematico, su qualsiasi altro ambito, dal lavoro alla giustizia, dalle riforme alle tasse, il Cavaliere non ha quasi più agibilità. Decide quindi di abbandonare la strada mainstream per focalizzarsi su un punto specifico, netto, riconoscibile. Destruttura una visione d’insieme per farne un prodotto ad uso e consumo di un target numericamente consistente ma che non è tenuto insieme da un universo valoriale strutturato o da una visione del mondo condivisa, ma da un preciso elemento emotivo: l’amore per gli animali.
Fa, cioè, una cosa parecchio audace: ridisegna l’elettorato secondo variabili nuove, rompe gli schemi classici dell’appartenenza politica per crearsi uno spazio di rappresentanza completamente nuovo. Sempre restando fedele a se stesso: non parlare alla testa, ma alla pancia.
Inoltre Berlusconi sa bene di non poter contare più sul suo grande punto di forza, il brand “Silvio”: capace in passato di attrarre consenso al di là di qualsiasi proposta programmatica è ormai un’arma spuntata da scandali e condanne ma anche da una proposta politica concentrata quasi esclusivamente sulla sua persona.
Se non può essere lui il collante, quindi, va trovato un sostituto in grado di suscitare sensazioni calde, affetto, emozione, familiarità: cosa c’è meglio di un cane o un gatto, per molti italiani veri e propri membri della propria famiglia? Dei perfetti cavalli di troia per entrare nelle case di milioni di italiani, suscitare un sorriso, un ricordo, una carezza e, magari, un voto.
Ma c’è di più. La scelta degli animali domestici non avviene per caso ma, nelle parole del Cavaliere, dopo la lettura di un testo di Madre Teresa. La citazione religiosa, il richiamo all’amore verso gli animali che avvicina a Dio, la carità e la compassione insite nel gesto dell’adozione di un amico a quattro zampe abbandonato servono probabilmente a solleticare l’animo dell’elettorato cattolico a cui Berlusconi sa di non poter più parlare apertamente dopo i troppi scandali, bunga bunga in primis. Sceglie quindi una via alternativa, la porta di servizio anziché l’ingresso principale, per allargare il suo messaggio dal target enunciato (gli italiani che possiedono un animale) ad un elettorato potenziale molto più ampio.
A pensar male, ma nemmeno troppo, viene il sospetto che mesi e mesi di protagonismo di Dudù, tra copertine, servizi su rotocalchi rosa e summit internazionali, non siano altro che il frutto di una strategia ben definita in vista delle prossime scadenze elettorali. Oppure, viceversa, come scrive oggi il Giornale, che sia stato il profondo amore per il piccolo barboncino a suggerire al leader politico una possibile strada per portare la propria leadership, e il proprio partito, fuori dall’impasse comunicativa. Chissà.
Una cosa è certa, invece. Dal punto di vista comunicativo, questa mossa rappresenterebbe una vera rivoluzione nella narrazione del leader di FI: Berlusconi per la prima volta sveste i panni dell’eroe della storia che propone per diventare soggetto aiutante. Gli eroi sono le “150 mila bestiole abbandonate” che lui, novello crociato alla guida dei Club Forza Italia, vuole aiutare a ricongiungersi con una famiglia in grado di dare loro una casa e tanto affetto. Funzionerà? Dovremmo vedere i sondaggi che ha in mano il Cavaliere per dirlo. O aspettare il voto.
Ma intanto viene da chiedersi: chi non lo voterebbe uno così?
[Articolo scritto da Gaetano Grasso e pubblicato originariamente il 30 marzo 2014 su mediabias]