Negli ultimi giorni il dibattito politico si è interamente concentrato sulla legge elettorale. L’accordo a quattro siglato nelle scorse settimane sembra essere sfumato con un voto segreto su un emendamento sul sistema di voto in Trentino Alto Adige. L’accordo avrebbe accelerato, in modo decisivo, il percorso verso le elezioni; il voto sembra più lontano e il governo Gentiloni, presumibilmente, riuscirà ad arrivare alla scadenza naturale del 2018.

Mentre si parla così incessantemente del voto delle elezioni politiche, questo weekend si andrà al voto in 1000 comuni italiani, tra cui Genova, Palermo,  Parma, Verona e Palermo.  In queste Comunali si misureranno le forze in vista del prossimo appuntamento nazionale, dando indicazioni utili in caso di elezioni anticipate. Tracciamo un quadro delle varie forze politiche in vista del voto di domenica 12: 

    1. Il Movimento Cinque Stelle si presenta a queste elezioni forte dei sondaggi che lo inquadrano come il primo partito a livello nazionale. A livello locale, però, la situazione non è così rosea: i sondaggi danno il movimento pentastellato in svantaggio rispetto ai grandi partiti in tutte le grandi città. Non sono mancate polemiche per candidature ed espulsioni: le battaglie (anche legali) sul risultato delle votazioni online a Genova e la spaccatura già da tempo consumata a Parma, dove Federico Pizzarotti (eletto Sindaco col M5S nel 2012) si è ricandidato con la sua lista Effetto Parma. Nella stessa città il candidato del M5S raccoglie pochissimi consensi, stando ai sondaggi. Anche a Palermo si sono registrate tensioni tra i parlamentari siciliani e il candidato sindaco Ugo Forello, fondatore di Addio Pizzo. In generale, in contesti locali, i 5 Stelle faticano a trovare candidati che riescano a raccogliere un ampio consenso: Torino e Roma sono destinate a rimanere due eccezioni?
    1. Il Partito Democratico è alle prese con il primo appuntamento elettorale dopo la sconfitta del referendum e le dimissioni di Renzi da Presidente del Consiglio. Inoltre, è la prima uscita elettorale del Pd dopo la scissione dell’ala sinistra del partito che ha portato alla nascita di Articolo 1 – Movimento Democratico Progressista. Gli scissionisti non si presentano con il loro simbolo ma in molti contesti sono alleati con il Partito Democratico. A livello nazionale, però, Renzi ha già escluso di volersi alleare con chi, a suo dire, ha tradito portando avanti il progetto scissione. In particolare, per il Partito Democratico, sarà fondamentale confermare le città dove si era affermata 5 anni fa. Singolare il caso di Palermo: i candidati sono gli stessi di 5 anni fa, Leoluca Orlando e Fabrizio Ferrandelli. L’unica differenza è lo schieramento: Orlando, appoggiato 5 anni fa da sinistra radicale e Verdi, ora è appoggiato dal Partito Democratico e dagli alfaniani.  Ferrandelli, che era il candidato del Pd di 5 anni fa, ora invece è il candidato di Forza Italia.
    1. Forza Italia, Fratelli d’Italia e la Lega Nord si presentano alleate in moltissime realtà locali di peso. Berlusconi, Meloni e Salvini hanno trovato l’accordo che era mancato, per esempio, l’anno scorso a Roma con la spaccatura tra Giorgia Meloni, Alfio Marchini e, in un primo momento, Guido Bertolaso. Quest’anno i tre soggetti politici del centro-destra esprimono un candidato unico, per esempio, a Genova; nel capoluogo ligure, il candidato del centro-destra (Marco Bucci) è dato favorito dai sondaggi, in grado di ripetere l’exploit di Giovanni Toti, eletto due anni fa governatore della Liguria.
  1. In molte realtà locali, non mancano i candidati civici: Paolo Scarpa (candidato del centro-sinistra a Parma ne è l’esempio, così come Sergio Giordani a Padova, vincitore “esterno” delle primarie del centro-sinistra. Anche questo potrebbe essere un test per verificare l’appeal di candidati “civici” e fuori dagli schemi, anche in ottica elezioni politiche. Come ha scritto il Fatto Quotidiano qualche giorno fa, gli istituti sondaggistici hanno testato delle personalità civiche come Roberto Saviano e Stefano Rodotà a guida di una coalizione di centro-sinistra esterna dal Pd. Con una candidatura di questo profilo, il movimento che racchiuderebbe Campo Progressita di Pisapia, Mdp di Bersani, Civati e altri soggetti politici di sinistra raccoglierebbe un consenso pari dal 12-16%. Chissà che, con questi sondaggi, qualche altro partito non abbia la stessa idea di candidare qualche soggetto esterno “non politico” per sparigliare le carte e accreditarsi in modo più preponderante alle elezioni.

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In questo contesto, le elezioni di domenica prossima saranno uno snodo importante in vista delle prossime scadenze elettorali nazionali: il risultato potrebbe indebolire o rafforzare i soggetti in campo, dando indicazioni utili sul prosieguo della legislatura e sullo scenario delle prossime elezioni, che dipenderà molto anche dalla legge elettorale. La soluzione più scontata è che si vada a votare con un Consultellum leggermente modificato e in quel caso la governabilità nel post-elezioni sarebbe un rebus tutto da risolvere.